giovedì 24 aprile 2014

I custodi della storia (VIII capitolo) - Dimitri

Dimitri, smettila di leggere quel libro e vieni a letto!
Le parole di lei non ammettevano replica. Lei lo amava, ma quando usava quel tono non era il caso di contraddirla!
Aveva imparato a conoscerla col tempo. Sapeva fino a dove poteva spingersi e quando invece doveva assecondarla senza discutere. Era tanto ormai che non la sentiva più usare quel tono fermo, eppure quella sera era diverso... dopo anni di ricerche finalmente aveva trovato qualcosa che lo spingeva a replicare.
- Un attimo, cara. Forse ho trovato qualcosa...
Zinaida scese dal letto, indossò una pesante vestaglia da notte e si avvicinò silenziosa alle spalle del marito.
Lui, chino sullo scrittoio intento ad osservare delle vecchie carte geografiche che aveva avuto in prestito da un amico non la sentì arrivare.
Lei gli poggiò le mani sulle spalle con delicatezza e si sporse sopra di lui per capire cosa ci fosse di tanto importante in quelle vecchie carte da spingere il marito a rifiutare un suo invito.
La sua figura snella e slanciata divenne un tutt'uno con quella china del marito. I capelli lunghi e biondi si posarono sulle spalle di Dimitri che quasi non si mosse. Osservava con attenzione spasmodica con l'ausilio di una potente lente una vecchia mappa consunta dal tempo.
- Ti piace il mio nuovo profumo? L'ho acquistato questa sera in centro. Viene da Parigi...
Disse lei con voce sensuale stringendogli le braccia attorno al collo e baciandolo dolcemente sulla nuca.
- Aida mia...
Sospirò Dimitri posando la lente e lasciandosi massaggiare le spalle dalle sue calde mani.
- Ho appena fatto una scoperta eccezionale! Se le cose stanno come penso il tuo profumo preferito la prossima volta lo comprerai direttamente a Parigi.
Disse lui, spegnendo la candela poggiata sullo scrittoio e cedendo alle carezze invitanti della giovane moglie. Lei lo tirò per le braccia verso il letto senza incontrare più alcuna resistenza, fino ad immergersi tra le soffici coperte.
- Domani mi racconterai tutto!
Disse lei stringendolo a sé senza dargli il tempo di rispondere...
Erano sposati da poco più di un anno e si conoscevano da due ma la passione che li aveva travolti non era per niente assopita.
Si erano conosciuti a Tbilisi in un caffè letterario nel quale Dimitri amava sorseggiare il suo tè e comporre versi. Lei era appena diciottenne ed amava la poesia come nient'altro al mondo.
Si erano scambiati uno sguardo ammiccante ed era subito nato l'amore.
Lei aveva appena compiuto diciannove anni e dopo pochi mesi si trovarono sposati.
- Allora, ieri sera mi parlavi di una tua scoperta eccezionale, a cosa ti riferivi?
La domanda era stata repentina ma Dimitri impiegò solo un attimo per riordinare le idee e cominciare a parlare velocemente, come faceva sempre quando era eccitato.
- Ieri sera studiavo una delle vecchie mappe che hai visto sulla scrivania.
Prese fiato un attimo come se cercasse le parole giuste.
- In quella mappa antica vi è un riferimento alla parola greca phoinix, fenicio, con la spiegazione del suo significato. Phoinix viene tradotto generalmente col termine 'rosso', ma a bordo mappa si dice che anticamente voleva dire 'pellerossa'. La scritta è quasi cancellata e io stesso non vi avrei dedicato troppa attenzione se non fosse per quel disegno raffigurante un mostro marino al largo della costa africana. Veramente affascinante...
Disse a voce alta osservando la silhouette della moglie, avvolta in una vestaglia trasparente, per poi riprendere la sua spiegazione.
- Devi sapere, mia cara, che i greci omerici chiamavano con l'appellativo di pellerossa gli emigranti dell'isola di Creta, dove abitavano i Pelasgi, gli Eteocretesi che erano poi i Keftiu egiziani, 'uomini delle Stirpi Marine', affini ai libici nell'Africa Settentrionale, ai Liguri in Italia, agli Iberi in Spagna, alle razze che vivevano lungo tutta la via mediterraneo-atlantica verso l'Oriente. Razze queste che a giudicare dalle pitture murali lasciate nelle sedi in cui abitavano potrebbero essere tardi discendenti neolitici dei Cro Magnon. Rappresentano infatti figure umane 'pellirosse' o rossobronzee, senza barba come i Toltechi e gli Aztechi del Messico precolombiamo. Altre cose cambiano ma il colore della pelle è un indizio stabile per la distinzione delle razze nei millenni: se lo sono i discendenti probabilmente anche gli antenati erano 'pellirosse', del tutto o in parte. Sembra che un riverbero dell'eterno Occidente, del 'Tramonto di tutti i soli', arda sul giovane volto dell'Europa.
Se ciò che penso è vero, questo rappresenta un legame tra le antiche popolazioni europee e gli indiani d'America!
Ecco cosa ho scoperto, forse tutte le popolazioni attuali del mondo hanno un'unica origine: Atlantide. Una civiltà scomparsa dalla faccia della terra e trasformata in mito ma non senza lasciare parte della sua antica popolazione su entrambe le sponde dell'Oceano Atlantico, in America, in Europa e in Africa.
Pensa alla stirpe dei Baschi, chiusa tra i Pirenei, parla una lingua antica e particolare che non somiglia a nessun'altra lingua d'Europa, d'Africa e d'Asia ma che se guardi bene assomiglia assai alle lingue delle razze paleoamericane. Se questa lingua, come molti ritengono, è un frammento salvo per miracolo dell'antichità dei Cro Magnon, è probabile il legame dell'Europa paleolitica con le lingue dell'antica America.
Capisci che questa è una scoperta incredibile?
Zanaida lo guardo dritto negli occhi, afferrò con forza il colletto della camicia da notte attirandolo verso le sue labbra sensuali e trascinandolo a letto ancora una volta.
Carte e mappe soccombettero alla forza vitale dei due giovani sposi...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

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