Era
vivo, senza sapere perché, senza conoscere il significato della
parola. Anche perché i serpenti non parlano. Ma l'essere appena nato
non sapeva cosa fosse.
Non
sapeva neanche di essere vivo se non fosse perché fino ad un istante
prima semplicemente non esisteva.
-
Che strana sensazione! Pensò.
Tutto
era nuovo e bello, anche se il sentirsi vivo significava soffrire.
Non
si trovava a proprio agio con il suo corpo, non lo conosceva. Non
sapeva come usarlo, non sapeva a cosa servisse un corpo coì lungo,
una pelle così squamosa. Non riusciva a capire perché esisteva,
dove si trovava, cosa doveva fare. Sentiva solo una strana
sensazione, qualcosa che veniva dal centro del suo corpo. Fame!
Ecco,
la sensazione divenne qualcosa di più definito. Era fame. Non
mangiava da quando? Forse non aveva mai mangiato prima. Cibo. Dove
trovare cibo? La domanda si formava chiaramente nella sua testa...
teste! Ecco, andiamo di là... pensò ancora una volta. No, di la...
c'è cibo, molto cibo. Lo sentiva da destra, lo sentiva da sinistra.
A chi dar retta?
Il
corpo sinuoso cominciò a muoversi strisciando sulla terra arida
sotto di lui. Il segno del suo passaggio impresso nella polvere era
ben evidente.
Il
cibo era sempre più vicino e l'essere continuava ad avanzare
velocemente, trascinato dal suo istinto di sopravvivenza. Lui non
sapeva cosa fosse, ma il suo corpo voleva sopravvivere.
Era
appena nato eppure era grande e forte. Sentiva i suoi muscoli tesi
fino allo spasimo. Sentiva i suoi pensieri accumularsi alle estremità
del suo corpo, vedeva tutto. Davanti e dietro, anche se tutto era
molto confuso.
Ricordava...
o forse pensava di ricordare qualcosa del suo passato, forse del
passato di un altro essere, enorme, crudele, che gli aveva dato la
vita.
Medusa
si chiamava, ora era Anfesibena, ed era affamato.
Il
cibo era sempre più vicino, ne percepiva la presenza attraverso
particelle infinitesimali presenti nell'aria. Udiva anche il suo
respiro, sempre più forte, sempre più vicino.
Avrebbe
spalancato le sue bocche e ingoiato quell'essere intero, ancora pochi
istanti e si sarebbe nutrito per la prima volta. L'unico della sua
specie.
-
Che bestia è mai questa?
Udì
le parole distintamente nelle sue due teste, non ne capì il
significato ma sentiva il senso di repulsione con cui erano state
pronunciate. Sentiva la paura di chi le pronunciava, il ribrezzo. Poi
più niente.
-
Papà, guarda, un serpente con due teste! Il bambino mostrava
orgoglioso la sua preda. Il serpente, con la schiena spezzata nel
centro del suo corpo, pendeva, con le sue due teste esangui, dal
lungo bastone.
Il
bambino sorrideva soddisfatto, aveva catturato la sua prima preda,
aveva ucciso per la prima volta!
-
Che bella sensazione! Pensò...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
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