lunedì 28 dicembre 2009

Libero!

Il titolo...
ecco la sua unica preoccupazione! Sempre il titolo...
Io invece questo problema non l'ho mai avuto. Iniziavo a scrivere di getto, alcune volte addirittura senza pensare a niente, talvolta invece cercavo l'ispirazione in una parola, un oggetto, un odore, un sentimento...

Ma lui no, era tormentato dalla ricerca del titolo, se non aveva in mente il titolo del suo racconto non iniziava neanche... così gli capitava di passare ore seduto, con le mani nei capelli e di fronte una pagina bianca!
Sperava forse che la tastiera del suo Toshiba iniziasse a scrivere da sola, come quei programmi che ti inventano un testo, solitamente senza senso, sulla base delle tue impostazioni iniziali...

Allora sentivo la necessità di soccorrerlo... arrivavo io, la sua musa, e gli accarezzavo i capelli dietro le orecchie... gli soffiavo sul collo quella fresca aria di cui tanto aveva bisogno... mormoravo parole che solo lui poteva sentire, parlandogli la lingua del cuore...

Come per magia allora poggiava le mani su quei tasti neri e rumorosi... non aveva mai imparato veramente a scrivere a macchina ma comunque usava quasi tutte le dita ed era diventato abbastanza veloce. Qualche volta scriveva senza guardare la tastiera, ma gli errori sempre troppo frequenti gli riportavano subito lo sguardo sui tasti.

Scriveva per passione... con passione, cercando sempre di raccogliere le parole da ogni cosa che lo circondava... spesso scriveva cose senza senso apparente... chissà poi perché! Una volta lo contattò una casa editrice, volevano che lui scrivesse per loro, volevanoimbrigliarlo con redini d'inchiostro, costringerlo verso pagine già vergate, solo da rinverdire con la sua fantasia... per fare soldi, dicevano... tanti soldi! Ma non avevano capito niente, lui scriveva solo per passione... i soldi erano utili per vivere, ma per lui scrivere era come vivere... e doveva vivere libero!

Il titolo lo guidava a riempire pagine e pagine di quel bellissimo romanzo, senza fermarsi mai se non per riflettere, di fronte ad un bivio più scuro degli altri, su quale strada percorrere... fino alla fine... libero!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
 
 
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sabato 25 aprile 2009

Il bivio della vita

C'era una volta un vecchio che aveva una casetta in campagna, era veramente tanto vecchio, ma così tanto che i suoi occhi non si vedevano più ricoperti com'erano dalle folte sopracciglia bianche... ed aveva una barba lunga e bianca e i capelli, anche essi bianchi, arrivavano quasi a terra...
Vicino alla sua povera casetta c'era un bivio, un grande incrocio pieno di gente di tutti i tipi... e dietro la casetta un grande parcheggio.
Il vecchio era veramente vecchio e aveva l'incarico di far passare la gente per una strada o per l'altra...
Quando arrivava una persona lui la prendeva per mano e la invitava nella sua povera casa, gli offriva quello che aveva e ci parlava per qualche minuto, poi lo indirizzava per una delle strade o per il parcheggio dietro casa... Una strada era la strada della sapienza, era una stradina stretta, ripida sin dall'inizio, non vi era asfalto ma solo buche e fango e spine lungo i bordi e di tanto in tanto veniva attraversata da animali selvatici di ogni specie... per questa strada si procedeva di giorno e di notte senza alcuna pausa, guidati da una luce che si vedeva talvolta, lontanissima... molti non arrivavano mai alla fine del loro percorso, ma per chi vi arrivava c'era un premio speciale... all'arrivo ci si trovava in cima ad un monte altissimo, da cui si poteva vedere tutto il mondo... l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande! E li si passava il tempo a parlare con i pochi che vi erano arrivati e a riflettere e a cercare il modo di aiutare il mondo e tutti gli uomini a vivere meglio...
L'altra strada era molto bella... era pavimentata con il migliore degli asfalti, quello anti pioggia, che ti permette di correre quanto vuoi anche sotto la pioggia... era sempre in discesa, e ben illuminata. Superato il bivio si poteva scegliere la macchina che si voleva usare per proseguire il viaggio in modo tale da essere più comodi possibile. Ogni tanto, lungo la strada, c'erano dei bellissimi alberghi per riposarsi, amici con cui far baldoria, giochi edivertimenti contro la noia e ogni tipo di distrazione...
E così si andava avanti per sempre fino a che un giorno non ci si accorgeva di aver finito il tempo a propria disposizione... senza aver fatto niente di niente che meritasse la pena di essere ricordato! Così le persone scomparivano e nessuno sapeva più niente di loro... qualcuno di quelli che era riuscito a tornare indietro per poi prendere la strada giusta diceva di essere arrivato fino alla fine della strada, di essersi fermato per caso o per fortuna, giusto sull'orlo di un immenso burrone senzafondo, dove andavano a finire tutti quelli che viaggiavano a bordo delle loro bellissime macchine...
Il vecchio sbagliava raramente, anche se qualche volta nel corso della sua lunga vita gli era capitato di incontrare qualcuno che tornava indietro dalla strada che aveva intrapreso per prendere quella giusta...
Ma la maggior parte delle persone venivano indirizzate al parcheggio, un posto ne bello ne brutto, dove si viveva modestamente in attesa di prendere una decisione...
E così il vecchio diventava sempre più vecchio e i suoi capelli crescevano e la sua barba diventava sempre meno barba e sempre più cotone...
E lui, il vecchio, era l'unico che aveva conosciuto tutti gli uomini di tutti i tempi e avrebbe continuato così, per sempre...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
 
 
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