L'eco della pietra che
cadeva lungo lo stretto corridoio si poteva seguire da lontano.
Sicuramente il corridoio si inoltrava all'interno della piramide
mantenendo una pendenza molto forte.
Andrea il carpentiere era
appena arrivato, accompagnato da altri due uomini di rinforzo mandati
dal Capitano.
Si fermò giusto il tempo
necessario per bere un po' d'acqua e poi seguì il nostromo e frate
Nicola che precedendolo gli indicavano il foro a metà altezza nella
parete della grande piramide. Andrea salì su per la parete senza un
attimo di esitazione allenato dal suo lavoro quotidiano di controllo
degli alberi del vascello e raggiunto il foro vi aveva gettato una
pietra per cercare di capire dal rumore cosa lo attendesse. Si girò
verso i due compagni e disse di essere disposto a provarci.
- Certo, si può fare.
Entrerò con la testa in avanti e voi mi reggerete con due corde così
se occorre potrete tirarmi fuori da quel buco! Disse Andrea senza un
attimo di esitazione.
I preparativi furono
veloci e qualche minuto dopo Andrea si introduceva strisciando come
un serpente nelle fredde viscere della piramide. In mano reggeva una
piccola lampada ad olio legata ad una corda che reggeva con la mano
sinistra e che gli avrebbe consentito di vedere davanti a se. Nella
mano destra reggeva un lungo coltello, in caso di brutti incontri.
- Ora calatemi lentamente!
Disse rivolto ai compagni che reggevano le corde.
Dopo pochi metri lo
stretto cunicolo voltava a destra sottraendo il giovane carpentiere
alla vista dei suoi compagni.
- Quaggiù il cunicolo si
allarga! – Urlò Andrea una volta raggiunta una solida base – qui
si può avanzare camminando in piedi. Proseguì lungo il corridoio
tirandosi dietro le corde. Il corridoio aveva una forma trapezoidale
ed era realizzato con pietre enormi perfettamente squadrate. Su ogni
lato si aprivano degli altri corridoi più stretti che probabilmente
servivano a distribuire l'aria fresca nei locali più interni. Andrea
avanzava sicuro reggendo in alto la lampada e osservando ogni
particolare per poterlo poi descrivere quando fosse uscito. Dopo
circa una decina di metri notò alla sua destra all'altezza della sua
faccia una pietra sporgente lavorata a forma di uccello, con una
grossa sporgenza a forma di becco. La superficie era ricoperta da una
specie di sostanza rossastra e gli occhi erano fatti in pietre dure,
incastonate nella roccia con maestria, di particolare fattura e di
colore giallo. Usò il coltello per estrarre le pietre pensando
potessero avere un qualche valore e le mise in tasca. Le avrebbe
consegnate a Vadino che avrebbe saputo ricompensarlo. Purtroppo il
cunicolo terminava poco più avanti con una enorme lastra verticale
che probabilmente era crollata da parte del soffitto. Impossibile
proseguire. Un odore fetido, come di carcasse di animali riempiva
l'ambiente. Forse il crollo aveva intrappolato qualche animale che
ora si decomponeva lentamente. Si voltò e ripercorso il cunicolo
all'indietro chiamò i compagni perché lo tirassero fuori.
Qualche minuto più tardi
si trovava nuovamente all'aperto con i compagni che lo attorniavano.
- Signor nostromo, ho
trovato queste pietre, erano gli occhi di una specie di testa
d'uccello scolpita nella roccia. - Disse, porgendo le pietre a
Vadino. E proseguì nella descrizione accurata di ciò che aveva
visto e della impossibilità di usare quel passaggio per proseguire
l'esplorazione. Occorreva trovare un altro ingresso.
- Bene Andrea, tieni
queste monete. Ottimo lavoro. Disse il Nostromo lanciandogli tre monete d'oro. In certi casi occorre essere generosi, la fedeltà va sempre premiata. Pensò Vadino.
Il carpentiere prese le
monete e ringraziò per la generosità.
L'impossibilità di
proseguire l'esplorazione della piramide non significava niente.
Avrebbero controllato i dintorni alla ricerca di altre informazioni.
La giungla era fitta e di tanto in tanto emergevano dalla vegetazione
delle grosse pietre che sembravano lavorate dalla mano dell'uomo. Se
la fortuna li avesse assistiti avrebbero potuto trovare qualche altra
cosa. Vadino aveva ancora due giorni di tempo e non intendeva certo
starsene con le mani in mano ad aspettare che il caso o la fortuna
bussassero alla porta. I suoi genitori gli avevano insegnato che la
fortuna occorre cercarsela da sé e lui la pensava esattamente allo
stesso modo.
Chiamò tutti gli uomini a
rapporto e organizzò le ricerche per la giornata. Due di loro
sarebbero restati al campo con l'incarico di controllare che non si
avvicinassero troppo le besti che avevano sentito la notte
precedente. Gli altri divisi in gruppi da tre avrebbero esplorato
l'area circostante alla ricerca di altre costruzioni.
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
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