giovedì 28 novembre 2013

Sopravvissuto...

Il sole era appena scomparso dietro il profilo incerto dei vecchi palazzi della città deserta.
Pochi attimi prima la luce rossastra illuminava ancora le strade, poi, di colpo, il buio fu quasi completo. Solo gli occhi di un gatto o di un qualche animale notturno sarebbero stati utili in quelle condizioni, ma lui non era un gatto!
La temperatura scendeva velocemente. Era stato stupido a farsi sorprendere dal buio in un posto che non conosceva, all'aperto e senza riparo. C'erano tanti edifici che avrebbero potuto fornirgli rifugio ma la città era inquietante e lui aveva cercato di uscirne fuori, fino a che c'era luce.
Ora non aveva più scelta, se non voleva morire assiderato avrebbe dovuto varcare uno di quegli ingressi, dove però avrebbe potuto nascondersi qualunque cosa!
Alla sua destra si apriva un grande magazzino pieno di mostri metallici, residui di quella guerra che aveva spazzato via tutto, masse informi di ferro arrugginito, con qualche macchia di vernice qui e là.
Sarebbe stato facile trovare un riparo e, magari, qualcosa da mangiare ma ora era tardi e non era saggio continuare ad aggirarsi in mezzo a quei rottami.
Contava molto sul suo coltello, un pugnale in acciaio affilato che aveva ricavato da un pezzo di lamiera metallica e che portava appeso in bella vista a metà coscia.
Gli servì anche in quella occasione, infilò la lama tra gli sportelli di un vecchio camion e riuscì ad aprirlo. Si rintanò dentro velocemente ed in silenzio, facendo attenzione a non fare alcun rumore.
Richiuse gli sportelli dietro di se e sbarrò l'ingresso dall'interno. Per quella notte sarebbe stato al sicuro, digiuno ma al caldo.
Riuscì a dormire alcune ore.
Venne svegliato dal loro rumore, strisciante e sordo. Erano vicini. Si muovevano dentro il magazzino seguendo le flebili tracce lasciate dal suo passaggio, forse l'odore, forse riuscivano a vedere impronte visibili solo ai loro occhi.
Poi il rumore si allontanò e potè tirare un respiro di sollievo.
La notte passò rapidamente e il sole riprese a bruciare quella terra devastata dalla guerra. Le prime ore della mattina erano le migliori per camminare. Si alzò e mangiò alcuni tuberi raccolti il giorno prima.
Prima della guerra non aveva idea di quali piante erano commestibili e quali velenose ma nel giro di pochi anni era riuscito a sopravvivere semplicemente assaggiando e sperando! Poi col tempo aveva imparato a riconoscerle dall'odore, dal sapore, aveva reimparato tutto ciò che la tecnologia degli ultimi anni aveva cancellato dalle conoscenze della razza umana.
Tutte le informazioni raccolte nella rete erano ormai inutilizzabili, la rete era stata spazzata via dalle prime esplosioni, li chiamavano impulsi elettromagnetici e nel giro di poco tempo sulla Terra era scomparso qualunque componente elettronico e con essi tutte le conoscenze della rete.
Avrebbe forse trovato qualche libro ma presto si accorse che le biblioteche non curate andavano distrutte velocemente. Il nuovo clima non consentiva la conservazione della carta e alcuni piccoli insetti fecero il resto.
La civiltà umana era stata cancellata dalla sua stessa pazzia.
La guerra aveva cancellato la civiltà, il tempo aveva pensato al resto!
Era più di un anno che non vedeva più suoi simili.
L'ultima volta che aveva incontrato ciò che restava di un essere umano era restato scosso. Uno scheletro ambulante gli era apparso davanti nei pressi di un vecchio pozzo. Gli effetti delle radiazioni potevano vedersi su tutto il corpo. Un braccio era ridotto ad una escrescenza carnosa penzolante dalla spalla. Gli occhi enormi e sporgenti non avevano più niente di umano.
Come era apparso scomparve velocemente muovendosi con insolita agilità, forse spaventato.
Non era stato in grado di capire se si trattasse di un uomo o di una donna.
Da allora aveva percorso migliaia di chilometri senza veder altro che scheletri.
Lui non capiva come avesse potuto sopravvivere. Eppure così era.
Le radiazioni non avevano avuto alcun effetto, come se fosse immune. La dieta che seguiva avrebbe ucciso chiunque ma lui non aveva avuto nessuna conseguenza.
Stava bene, camminava, mangiava ciò che trovava e si spostava continuamente per sfuggire a quelle bestie che erano emerse dalla terra. Enormi vermi striscianti, per sua fortuna ciechi e lenti alla luce del giorno.
Non sapeva cosa cercava ma ormai non importava, era l'ultimo della razza umana in una Terra ormai distrutta.
Una frase gli tornava alla mente, di tanto in tanto. Ricordava il prete che gli diceva: "Polvere sei e polvere ritornerai".
Ma ancora non era arrivato il suo tempo, nonostante tutto...
forse Dio, per lui, aveva altri programmi?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO