L'agenda cominciava con una data, il
due marzo 1988, sei anni prima. In quell'anno io mi trovavo ancora in
Sardegna – pensai – e non immaginavo neppure lontanamente come
sarebbe stata la mia vita futura.
Cominciava con una nota isolata sulle
notizie di un viaggio in terre sconosciute riportato in un testo
ormai perduto di Filone di Biblo.
Claudio sembrava
credere che alcuni frammenti di quel libro esistessero ancora. La sua
convinzione derivava dal fatto che durante una
visita ad uno dei soliti mercatini dell'usato aveva
trovato un vecchio volume francese del 1836 della Revue
des deux mondes in cui
si parlava proprio di questo viaggio in un articolo dal titolo:
“Sulla
scoperta d'un manoscritto contenente la traduzione di Sanchuniathon,
di Filone di Biblos”.
Non
avevo idea di chi fosse Sanchuniaton, nei libri non avevo mai
incontrato questo nome a differenza di Filone di Biblo di cui
ricordavo che era uno storico greco del primo secolo dopo Cristo ma
niente più.
Mi
sarei informato con calma il giorno dopo presso la biblioteca
dell'università.
Poi,
di seguito vi era l'articolo tradotto dal francese, pagine fitte di
parole, piene di cancellature, ripensamenti e correzioni, come di chi
legge e traduce di getto.
Non
era facile decifrare quella scrittura ma la curiosità era tanta e il
sonno ormai
era
andato via del tutto. Mi
avvicinai al camino per usufruire appieno
della tenue luce del
fuoco e
cominciai a leggere con pazienza.
“Se
la storia antica, disse uno storico saggio
ha subito una perdita sensibile ed in nessun modo recuperabile, è
soprattutto a causa della scomparsa
degli scritti che trattavano della costituzione delle imprese e delle
opere dei Fenici. Tanto
questo popolo ha influito sullo sviluppo dell'umanità per le sue
invenzioni, per aver stabilito le sue numerose colonie e per il suo
commercio immenso, che
maggiormente si
sente la mancanza che la perdita di questi scritti ha lasciato nei
fasti del genere umano.
Tuttavia, malgrado
questa assenza totale di documenti originali, il venerabile
professore di Gottinga, non avendo come soccorso che pochi dati
sparsi tra la Bibbia e gli autori greci e latini, ma guidato da
quella coscienza intima che egli ha della vita dei popoli
dell'antichità, è riuscito a farci conoscere la situazione
politica, costituzione, le colonie fenicie e le rotte che seguiva nel
suo immenso commercio, tanto per terra che per mare. Ma che talvolta
si rammaricava, nel suo libro, di non avere sotto gli occhi le storie
di Dius e di Menandro d'Efeso di cui Giuseppe Flavio
ci ha conservato alcuni frammenti, e soprattutto la storia
della Fenicia scritta da Sanchuniathon, di cui Eusebio, nella sua
Preparazione evangelica, ha citato dei lunghi frammenti che,
disgraziatamente, non contengono che la parte cosmogonica
dell'opera.”
Mentre
leggevo avevo sempre più la sensazione di essermi imbattuto in una
storia lunga e complicata.
Claudio
doveva avere una conoscenza dell'antichità enorme, cosa che io non
avevo. Avrei impiegato anni per acquisire le nozioni utili alla
comprensione di tutto i riferimenti presenti in quella sua agenda,
ora mia. La cosa però mi dava soddisfazione. Provavo quasi la stessa
sensazione che provai da bambino entrando in un nuraghe la prima
volta. Le enormi pietre mi sormontavano quasi a volermi schiacciare
ma io le sentivo amiche e protettrici. Così l'agenda mi travolgeva
con le sue parole, ma io le sentivo stimolanti.
Sarebbe
stata una impresa che avevo inconsciamente già deciso affrontare.
“Così egli ha
dovuto apprendere con vivissima gioia, ma senza dubbio misto con
qualche incertezza, la notizia annunciata da circa sei mesi dai
giornali, che la traduzione greca di Sanchuniathon, a cura di Filone
di Biblo, era stata ritrovata in un convento portoghese.”
Le
parole “convento portoghese” erano evidenziate in giallo come se
la cosa avesse grande importanza. Eppure non vi era nessuna nota che
mi aiutasse a capire di che si trattasse o di quale fosse il
convento. Forse il professore aveva in mente qualcosa che a lui era
già noto e perciò non riteneva necessario approfondire ma
semplicemente evidenziare la cosa. Ma io cosa potevo fare? Io non
sapevo niente di conventi portoghesi! Mi fermai un attimo, posai
l'agenda e cercai una matita nel cassetto dello scrittoio. Cominciai
a prendere appunti anche io. Cominciai proprio con “cercare
informazioni sui conventi portoghesi”. Avrei iniziato una mia
agenda parallela. Mi sarebbe stata utile pensai. E aggiunsi: “Cercare
notizie su Sanchuniathon”. Quindi continuai a leggere.
“La
sua gioia e la sua incertezza, sono condivise da tutti
gli amici dell'antichità, ma lo scoramento ha subito
seguito la speranza quando si è visto che questo annuncio non fu
seguito da alcun altro documento, sia sullo stato del manoscritto,
sia sul contenuto, sia sul suo futuro editore. Questo terribile
silenzio è stato rotto, infine, dalla pubblicazione di un volantino
annunciato quale precursore del testo greco di Filone, e dal titolo:
“Analisi della storia primitiva dei Fenici secondo Sanchuniathon,
fatta sul manoscritto recentemente ritrovato della traduzione
completa di Filone”; con delle osservazioni di Wagenfeld. Questo
volantino apparso presso Hahn, ad Hannover, contiene
inoltre un facsimile del manoscritto e un proemio del dottor G.F.
Grotefend, direttore del Liceo di Hannover, conosciuto da lungo tempo
nel mondo dei saggi per importanti lavori coi quali si è librato
sulle iscrizioni di Persepoli e su quelle della Licia.
Altre
cose da approfondire – pensai – e ricopiai i nomi di Wagenfeld e
Grotefend, direttore del liceo di Hannover. Forse avrei potuto
trovare qualche informazione anche su questi signori, soprattutto se
avevano scritto qualcosa di importante.
Cosa dobbiamo
pensare di questa pubblicazione? Dobbiamo guardarla come una
mistificazione o come un documento serio?
Il nome di Grotefend, se non se ne è abusato, come si è abusato
questo inverno del nome di Herschell, non consente ancora di vedere
in questa brochure l'opera di un falsario? La germania non è
la classica terra di questo tipo di soperchierie di cui l'Italia ha
dato così tanti funesti esempi. La buana fede, meglio, il candore
germanico, non ammette ancora una tale supposizione.”
- Ecco! Ancora una volta emerge lo stereotipo
dell'italiano imbroglione e falsario! Già tante volte ho sentito
queste parole. Purtroppo anche all'università, dove si trovavano
studenti di tutte le nazioni, la cosa era abbastanza risaputa.
L'italiano medio era generalmente considerato un imbroglione,
falsario e poco affidabile e il comportamento tenuto da certi miei
colleghi di studi non faceva certo cambiare idea. Mi era capitato
diverse volte di discutere con colleghi stranieri ma di solito mi ero
dovuto ritirare di fronte ai troppi esempi concreti. Meglio
proseguire nella lettura, pensai a voce alta mentre con gli occhi
scorrevo voracemente le righe dell'agenda.
“Il fac simile del manoscritto unito alla
brochure, è realizzato con una scrittura molto antica, che mostra la
mano non di un greco, ma di un uomo dell'occidente; un falsario non
avrebbe scelto preferibilmente un carattere di questo genere che
avrebbe potuto tradirlo. Dirò di più, un mistificatore il cui scopo
sarebbe stato principalmente quello di ottenere una vendita a prezzo
elevato, avrebbe cercato di comporre un libro più divertente,
avrebbe messo più episodi romanzeschi; difficilmente si inventa la
storia completa di un popolo come quello dei fenici, che, ad ogni
passo è esposto a tradirci. Ora dobbiamo convenire seguendo
l'analisi di Sanchuniathon, la semplicità e la verità della
narrazione, le sue coincidenze con la Bibbia, la molteplicità di
dettagli, la semplicità con cui i nomi propri si possono spiegare
con l'ebraico, tutto sembra annunciare una composizione originale.
Per finire, ma questo argomento lo introduco non senza qualche
forzatura, l'autore, che fissa l'esistenza di Sanchunuathon al VI
sec. A.C., non ha tralasciato di inserire nel suo libro la storia
della fondazione di Cartagine e soprattutto il racconto dell'assedio
di Tiro da parte di Nabuchodonosor, tanto che si ferma al nono
secolo, limitandosi ad indicare gli storici che hanno raccontato gli
avvenimenti posteriori. Non si può usare come argomento negativo
l'epoca tardiva della scoperta, altrimenti si dovrebbe negare
l'esistenza della Repubblica di Cicerone, delle Istituzioni di Gaio,
della Cronaca di Eusebio, delle diverse opere di Lido e così via.
Non si tratta, d'altronde, della prima menzione che si fa d'un
manoscritto di Sanchuniaton. Beck in una nota sulla Biblioteca greca
di Fabricius, afferma che esiste un frammento inedito di questo
autore presso la biblioteca Medicea a Firenze; egli aggiunge che un
terzo frammento è stato raccolto in oriente da Peiresc che lo ha
portato a Roma an padre Kircher ma che quest'utimo si rifiutò di
pubblicarlo. Infine Leon Allatius ha, se non mi inganno, detto di
aver visto con i suoi propri occhi un manoscritto di Filone di Biblo
in un monastero nei pressi di Roma.”
Aggiunsi queste informazioni sulla mia agenda, alla voce
Sanchuniathon.
Non riuscivo a credere ai miei occhi, più leggevo e più
cominciavo a capire l'importanza della scoperta del mio ex
professore. In tutti questi anni aveva continuato a insegnare,
studiare e viaggiare inseguendo le flebili tracce scoperte per caso
in quello che si potrebbe definire un manoscritto ritrovato, anche se
incompleto e magari falso. Eppure se Claudio aveva fatto tutto
questo, qualcosa di vero doveva pur esserci! Mi segnai nell'agenda
anche il nome di Sanchuniathon, non vedevo l'ora di saperne di più
su questo storico del VI° secolo a.C.. E chissà chi era questo
padre Kircher e Leon Allatius. Quante cose da approfondire mi
attendevano. Ma ormai non avevo scelta. Era una sfida che avevo già
accettato.
“Il
solo argomento negativo che ha qualche senso è l'assenza di
qualunque informazione precisa sul manoscritto che si pretende sia
stato scoperto nella penisola spagnola. Ma se è vero, come si dice,
che questo libro proviene da un convento portoghese che fu
saccheggiato ai tempi della spedizione di don Pedro contro suo
fratello, e che è stato portato in Germania da un ufficiale di
Hannover, si può capire perché si esiti a citare i nomi propri.
Opinioni molto differenti sono già state emesse su questa scoperta.
Noi sappiamo, dall'Athenaeum del 25 luglio scorso, che il saggio
Gesenius, il più celebre di tutti gli studiosi ebrei della germania,
Gesenius, che ci promette la spiegazione prossima delle iscrizioni
fenicie rispettate dal tempo, si è pronunciato in favore
dell'autenticità del manoscritto del quale il signor Wagenfend ha
appena pubblicato l'analisi. E' anche vero che secondo lo stesso
giornale il signor Wilken, lo storico delle crociate, si è
pronunciato in senso negativo, ma qualunque sia il rispetto che
merita l'opinione del signor Wilken, in questa materia quella del
signor Gesenius dovrebbe sorpassarla.
Ecco ancora un personaggio da approfondire, Gesenius, e
da come se ne parlava doveva essere molto famoso, non sarebbe stato
difficile trovarlo.
Noi
dobbiamo aggiungere che, se dobbiamo credere all'articolo
dell'Athenaeum, il signor Grotefend ha pubblicato la seguente nota
sul libro del signor Wagenfeld: “Per prevenire l'intenzione laddove
si potrebbe fare (...) di tradurre quest'opera in altre lingue”
Perché? Perché impedire la traduzione in altre lingue?
Perché questo accanimento contro una possibile scoperta epocale? Si
chiedeva il professore per poi riprendere immediatamente la
traduzione. In effetti era uno strano comportamento ma era ancora
presto per prendere posizione.
“io
credo che sia mio dovere il dichiarare pubblicamente e senza perder
tempo, che dopo le informazioni raccolte fino ad ora, io sono
moralmente convinto che l'estratto di Sanchuniathon non è altro che
un ingegnoso falso. E io faccio questa dichiarazione senza attendere
alcuna ricerca che richiederebbe troppo tempo; perché, anche
supponendo che alla fine il risultato dimostrasse che questa
dichiarazione non sia fondata, la stessa sarà sufficiente sin da ora
per impegnare il signor Wagenfeld a difendere il suo onore dando
prova della sua onestà".
Ma, a
primo acchito, questa nota difficilmente può essere opera del signor
Grotefend.
Come!
O egli è stato crudelmente falsificato, oppure si è slealmente
abusato del suo nome ed egli si limita a qualificare l'opera come
"ingegnosa finzione"; e questa dichiarazione per parte sua
non ha altro scopo che di impedire la traduzione della brochure in
altre lingue straniere! Ma, nell'uno o nell'altro caso, chi non
avrebbe cominciato per schiacciare il falsario sotto il peso della
giusta indignazione, senza preoccuparsi se delle traduzioni in altre
lingue avrebbero potuto contribuire a propagare l'errore? Se la nota
sull' Athenaeum è del signor Grotefend, potrebbe darsi che sia stata
snaturata dal traduttore inglese, sia involontariamente, sia a causa
di un interesse personale, queste erano le riflessioni che
suggerivano all'autore di questo articolo una tale complicazione di
incidenti e di dubbi, quando ha ricevuto la lettera seguente del
signor Grotefend, al quale si era indirizzato per eliminare le
proprie incertezze. (Hannover, 18.8.1836)
A
questo punto la scrittura si faceva più fluente.
Era
come se Claudio avesse ora una marcia in più nella traduzione, forse
aveva trovato qualcuno che lo aiutava, magari uno studente come me
che conosceva il francese. Purtroppo non c'era nessun riferimento in
proposito. Comunque vi erano sempre meno cancellature e la traduzione
era più chiara e anche i termini utilizzati erano più attinenti
all'argomento di cui si parlava.
“Signore,
poco
tempo dopo aver raccomandato ai saggi l'analisi della traduzione di
Sanchuniathon a cura di Filone di Biblo, che si pretende aver
scoperto recentemente, mi sono convinto che l'autore di questa
analisi non è che un mistificatore e mi sono ritrovato nella
necessità di esprimere pubblicamente i miei dubbi sulla autenticità
della sua scoperta. E' vero che esistono tanti motivi a sostegno
dell'autenticità dell'opera che gli uomini più attenti possono
difficilmente trovare materia per dubitare. Ma come tutto ciò che è
apparso su questo soggetto al pubblico dal signor Wagenfeld, un
insigne mistificatore, e siccome nessuno fino ad ora ha potuto
esaminare il manoscritto, si è autorizzati a dubitare della sua
autenticità, se non del tutto, almeno su molti dettagli. Si è
d'altronde ancor più lontani dall'attendersi una simile soperchieria
da parte di un giovane uomo candidato in teologia e filosofia a
Brema, che l'amore per la verità è il tratto caratteristico dei
tedeschi. Ma purtroppo il signor Wagenfeld ha così poco amore per la
verità che mi sono visto obbligato a rompere tutte le relazioni con
lui. I dubbi che ho espresso sui giornali non avevano altro scopo che
il metterlo con le spalle al muro, al fine di arrivare almeno a
qualche certezza. Questo ha avuto come risultato di costringerlo a
trattare con la libreria Schunemann, a Brema, per la stampa
dell'originale greco. Ma disgraziatamente si dubita ugualmente
dell'autenticità di questo originale. Ed anche ammettendo che questo
testo greco abbia avuto per base un antico manoscritto non è
possibile prendere per argento sonante ciò che viene da un uomo che,
come il signor Wagenfeld, è noto che per il piacere di imbrogliare
il pubblico, non teme di far ricorso all'impostura.
G.F.Grotefend.
Chissà
cosa accadde tra Wagenfeld e Grotefend per giustificare parole così
pesanti! Forse la mia curiosità sarebbe stata soddisfatta più
avanti. Mi fermai un attimo e guardai il vecchio orologio appeso sul
camino. Erano le tre e la mattina mi sarei dovuto alzare alle sette
per andare al lavoro. Poi avevo lezione dalle undici e trenta alle
quindici, quindi di nuovo in portineria fino alle venti. Era stata
una giornata intensa ed eccitante, l'agenda aveva portato nella mia
vita un pizzico di mistero, ma ora era arrivato il momento di
riposare, avrei proseguito con calma il giorno dopo.
Alesssandro Giovanni Paolo RUGOLO