(ovvero: “non fare agli altri ciò che non vorresti venisse fatto a te stesso...”)
C'era una volta, in paese, un ragazzino piccolo e magro che, per il suo fisico, veniva chiamato cixireddu(1)...
Cixireddu era troppo piccolo per poter fare lavori pesanti e così, in quel periodo, era guardiano di una vigna.
Quando la gente del paese passava la vicino e gli chiedeva un trone(2) lui diceva che non poteva perché il padrone della vigna li aveva contati uno per uno... e la stessa risposta era data a chi gli chiedeva uno scricchillone(3) o un pibione(4).
E la storia era sempre la stessa per tutti. Cixireddu cercava di far bene il suo lavoro ma questo faceva arrabbiare i paesani e, alcuni di essi, cominciarono ad odiarlo...
Così un giorno, uno dei più cattivi, esasperato dalla solita risposta, decise di catturare Cixireddu e di fargliela pagare... Così, con l'aiuto della moglie, catturò Cixireddu e lo rinchiuse dentro una cassa con l'intenzione di ingrassarlo per poi farlo arrosto.
Ogni giorno Cixireddu veniva nutrito, quindi gli veniva chiesto di mostrare un dito dal buco che si trovava su un lato della cassa... dal dito si giudicava se stava ingrassando per decidere quando fosse arrivato il momento di mangiarlo... Un giorno un topolino entrò nella cassa e Cixireddu, acchiappatolo gli staccò la coda. Quando il carceriere venne a controllarlo lui sporse dal buco la coda del topo. Il carceriere, vedendolo così magro si lamentò con sua moglie e gli disse di aumentare le razioni... così Cixireddu veniva nutrito con quanto di meglio i suoi aguzzini potevano permettersi...
Un giorno una medrona(5) entrò nella cassa e Cixireddu, catturatala, le staccò la coda. Quando il suo aguzzino tornò a controllarlo, lui mostrò la coda del ratto. Visto che gli pareva fosse ingrassato, andò dalla moglie e gli disse “Domenica, mentre io sono a messa, lo ammazzi e me lo fai arrosto per pranzo”.
E così arrivò la domenica, la moglie aspettò che il marito uscisse per andare a messa, quindi aprì la cassa per uccidere Cixireddu che però fu più svelto di lei e la uccise, la fece a pezzi e la cucinò arrosto. Apparecchiò la tavola e si nascose in su stabi(6) e attese il ritorno del suo aguzzino che, quando tornò, trovando la tavola imbandita con l'arrosto ancora fumante decise di non aspettare la moglie... avrebbe mangiato da sola!
Così il carceriere cominciò a mangiare di gusto... finché sentì una voce... lontana... che diceva: “pappa... pappa... pappa pezza de pobidda tua...”(7)
L'aguzzino smise di mangiare... si guardò intorno... ma, non vedendo nessuno, continuò a mangiare di buona lena. Passò qualche minuto e la voce tornò più forte di prima...
“pappa... pappa... pappa pezza de pobidda tua...”
Questa volta la voce era chiara e proveniva dall'alto. Alzato lo sguardo, Cixireddu era li, appollaiato tra le travi del solaio...
“Cosa ci fai lassù? E come hai fatto a salire?”
Disse con voce fioca... avendo capito cosa era successo... L'idea di salire lassù per vendicarsi... lo faceva sragionare...
Cixireddu gli rispose di aver accatastato delle sedie e di essersi arrampicato... Il carceriere, senza pensarci su due volte, fece lo stesso... ma, giunto quasi alla meta precipitò rovinosamente pestandosi per bene... Sempre più arrabbiato, chiese nuovamente a Cixireddu come avesse fatto ad arrampicarsi fin lassù... Cixireddu, gli disse allora di legare assieme degli spiedi e di arrampicarsi su di essi...
Lo stupido, forse rintronato dalla caduta, gli diede retta e così, mentre si arrampicava scivolò e rimase infilzato nello spiedo che voleva usare per cuocere Cixireddu...
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1. Cixireddu significa “piccolo cece”.
2. Per trone s'intende un grosso grappolo d'uva.
3. S'intende un piccolo grappolo d'uva.
4. Un acino d'uva.
5. Un grosso ratto.
6. Era il soffitto, vi si trovava di tutto, provviste, paglia, colombi e galline.
7. Mangia... mangia... mangia carne di tua moglie...
Alessandro Giovanni Paolo Rugolo